Fascismo e omofobia: un’ombra che si espande durante la seconda guerra mondiale
Il fascismo ha avuto un impatto devastante durante la Seconda Guerra Mondiale. È stato non solo il simbolo di un regime autoritario e violento, ma anche promotore di ideologie profondamente discriminanti. Tra queste, la lotta contro l’omosessualità e la criminalizzazione delle persone LGBTQ+ hanno occupato un posto di rilievo. Nella società odierna, fascismo e omofobia trovano ancora spazio. Uno spazio celato da un’ombra di evoluzione mentale. Una nube che vela idee omofobe che continuano a serpeggiare nella politica, soprattutto nei circoli di estrema destra.
In questo articolo, esploreremo la connessione tra fascismo e omofobia, sia nel contesto storico della Seconda Guerra Mondiale, sia nell’attuale scenario politico globale.

Un vocabolario di fascismo e omofobia. Li chiamavano pederasti, invertiti, deviati, oppure ricioni o arrusi secondo alcune varianti dialettali
Nel ventennio fascista, in tutta Italia, centinaia di persone omosessuali, soprattutto maschi, si trovarono a condurre esistenze precarie. Vivevano le proprie relazioni nella clandestinità. Negli orinatoi delle stazioni, nei giardini pubblici. In certe sale cinematografiche o locali da ballo. Erano motivo d’ilarità e scherno. Il timore delle misure di polizia amministrativa li portava nella maggior parte dei casi a celare le proprie preferenze sessuali. Vivevano nel timore della diffida, dell’ammonizione giudiziale e, ancora di più, del confino in luoghi lontani, senza la possibilità di un processo. Le persone omosessuali erano considerate socialmente pericolose in quanto la loro stessa essenza, una «deviazione abnorme» dalla natura, avrebbe potuto generare uno scandalo inaccettabile. A San Domino, nelle isole Tremiti, a partire dal 1939, fu istituita addirittura una colonia di confino per sole persone omosessuali.

Il Fascismo e la Persecuzione degli Omosessuali durante la Seconda Guerra Mondiale
Durante il periodo del fascismo, in particolare sotto il regime nazista in Germania e sotto il regime fascista italiano, le persone omosessuali erano tra le prime vittime di repressione. La visione del mondo propugnata da Adolf Hitler e Benito Mussolini prevedeva una “purificazione” della razza e della società. Le deviazione dalle norme tradizionali, come l’omosessualità, venivano considerate un crimine.

Nell’Italia fascista e omofoba il «turpe vizio» della pederastia, com’è spesso definito nelle carte della polizia, venne trattato con ambiguità
L’omosessualità era considerata una deviazione innaturale e abnorme. Una condizione che avrebbe messo a repentaglio la virilità del maschio fascista. Tuttavia, le relazioni tra persone dello stesso sesso vennero vissute in gran segreto per non dar luogo a pubblico scandalo. Almeno fino al 1938 si preferì chiudere un occhio su tutte quelle questioni scottanti che avevano a che fare con la morale pubblica e le politiche sociali. Come spiega la storica Patrizia Dogliani, l’indirizzo prevalente era quello di «tacere sull’esistenza di un problema quando non si ha la volontà o la capacità di affrontarlo e di risolverlo e quando pone sotto cattiva luce un paese pubblicamente trasformato e privo del problema spesso».
Fascismo e omofobia partorirono una pena agli atti di libidine rivolti a persone dello stesso sesso
Eppure, dal maggio del 1925, in piena fase di riforma del codice penale italiano, si tentò d’investire lo stato del compito di «reprimere la menzogna, la corruzione, tutte le forme di deviazione e degenerazione della morale pubblica e privata». Il discorso di Alfredo Rocco (giardasigilli alla Camera dei deputati) venne accolto da applausi. Presentò una bozza di articolo. Il numero 528. Un articolo da inserire nel nuovo codice penale. «Chiunque […] compie atti di libidine su persona dello stesso sesso, ovvero si presta a tali atti, è punito, se dal fatto derivi pubblico scandalo, con la reclusione da sei mesi a tre anni».
Ma, come detto, il riconoscimento dell’esistenza di un problema lo avrebbe amplificato. Pertanto, in fase d’attuazione, un’apposita commissione si pronunciò. Affermò che «la previsione di questo reato non è affatto necessaria perché, per cultura e orgoglio d’Italia, il vizio abominevole che darebbe vita non è così diffuso tra noi, da giustificare l’intervento del legislatore».
Nella versione definitiva del codice del 1930 la disposizione venne soppressa, a differenza di quanto accadde in altri Paesi come Germania e Inghilterra.
UOMINI E BASTA
Nel romanzo UOMINI E BASTA viene affrontata la difficoltà che hanno i due protagonisti a vivere i loro sentimenti, durante il corso della guerra. Mariano, costretto a nascondere il suo istinto e Antonio, educato alla morale fascista, lotta con se stesso soprattutto per accettarsi.

L’Omofobia nella Politica Contemporanea: L’ombra del Fascismo
Seppur la fine della Seconda Guerra Mondiale abbia segnato la caduta dei regimi fascisti, l’eredità delle idee omofobe è rimasta viva in molte società. Oggi, purtroppo, l’ostilità verso la comunità LGBTQ+ continua a essere alimentata da politiche di estrema destra in diverse parti del mondo. Politici che si richiamano ai principi del fascismo o che adottano posizioni autoritarie spesso vedono l’omosessualità come una minaccia alla “moralità” tradizionale e alla stabilità della famiglia.
In Europa e in America, diversi partiti di estrema destra sostengono una retorica anti-LGBTQ+ che si rifà a quella del fascismo del passato. Questi politici, pur utilizzando linguaggi meno violenti, tendono a giustificare leggi che limitano i diritti delle persone LGBTQ+. Parlano di una “devianza” che minaccia i valori cristiani tradizionali. In molti paesi, le parole di odio e discriminazione sono utilizzate per guadagnare consenso tra elettori conservatori. Talvolta, portano a politiche che limitano la libertà di espressione e i diritti civili delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender.
L’Omofobia e il Risveglio delle Idee Fasciste
Negli ultimi decenni, abbiamo assistito al risveglio di movimenti che fanno riferimento al fascismo come parte della loro ideologia politica. Questi gruppi tendono a rifiutare i progressi sociali raggiunti in tema di diritti civili e considerano l’omosessualità come un nemico da combattere. In alcuni casi, si sono sviluppati veri e propri movimenti neo-fascisti che sostengono un ritorno ai “valori tradizionali”. Al contempo, attaccano le comunità LGBTQ+ come parte della loro lotta ideologica.
Anche se oggi non ci sono leggi simili a quelle fasciste che criminalizzano l’omosessualità nella maggior parte dei paesi occidentali, la retorica omofoba continua a crescere in alcune aree politiche. Dalla Russia all’Ungheria, passando per la Polonia e alcune fazioni della politica americana, l’ostilità verso le persone LGBTQ+ si sta trasformando in un marchio di fabbrica per molti partiti di destra radicale. Le politiche anti-LGBTQ+ di questi regimi si riflettono in leggi che limitano l’adozione per le coppie dello stesso sesso, proibiscono la propaganda gay, o addirittura pongono restrizioni sul riconoscimento legale dei diritti delle persone transgender.
Conclusione: La Necessità di Vigilanza
Il fascismo e l’omofobia sono legati da un filo rosso che attraversa la storia, dal periodo della Seconda Guerra Mondiale fino ai giorni nostri. Sebbene la persecuzione degli omosessuali sotto i regimi fascisti sia ormai un capitolo doloroso del passato, l’omofobia continua a essere una piaga sociale. È tutt’ora alimentata da politiche di estrema destra che rifiutano i progressi in termini di diritti civili e libertà individuali. È fondamentale, quindi, che la società continui a vigilare contro qualsiasi tentativo di rinascita di ideologie fasciste. Soprattutto, è necessario lottare costantemente per i diritti e l’uguaglianza di tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale.
Le lezioni della storia ci insegnano che la lotta contro l’omofobia non può essere data per scontata, ma deve essere una battaglia continua e collettiva. Deve essere portata avanti non solo attraverso le leggi, ma anche nei cuori e nelle menti di tutti noi.