
Fin da quando ho cominciato a sviluppare le mie capacità cognitive, ho convissuto periodicamente con i racconti di un uomo;
storie in cui il dolore e la sofferenza erano manifestate in maniera quasi reale, grazie al modo in cui venivano descritte. L’incapacità di elaborare quei fatti, legata alla mia immaturità, li rendevano noiosi, perché ripetitivi, trasformandoli in favole di cui avevo perso l’interesse.

Maturando, ho preso via via coscienza delle ferite, soprattutto morali, che quest’uomo ha subito, ho percepito la sua sofferenza,
viva ancora oggi quando ne parla. Ho visto un abbraccio fraterno con altri reduci a lui precedentemente sconosciuti e ho visto le lacrime riempire i loro occhi. Mi sono chiesto allora: perché, nessuno a scuola mi ha mai parlato di quella parte di storia? Come mai queste persone non sono ricordate nelle varie manifestazioni nazionali, e la TV non propone mai servizi o film sull’argomento? Ci ricordiamo dei partigiani, degli ebrei o delle vittime naziste, e ritengo che questo sia giusto… ma loro? Esistono ai margini della nostra storia ancora alcuni di quei ragazzi, ma tra qualche anno gli uomini di quella generazione spariranno, e di loro resterà solo la memoria raccolta da qualche associazione di ex deportati o qualche libro conosciuto solo per gli addetti ai lavori. Obbedendo a un dovere di memoria, ho deciso di raccogliere, le testimonianze della prigionia di mio padre.
Lo scopo di questo libro è quello di far conoscere sotto forma di romanzo un periodo e, soprattutto, l’esperienza di molti giovani, volutamente occultata dalle istituzioni dell’epoca che li hanno abbandonati.
Ciò che leggerete è il frutto di racconti ripetuti negli anni senza mai apportare modifiche, motivo per cui si possono considerare attendibili. A questi vanno aggiunte testimonianze di altri reduci, che confermano, fatti, situazioni e l’esistenza dei luoghi descritti. Tutto questo è veramente accaduto. Dedico questo romanzo a tutti i reduci dai campi di prigionia tedeschi ma, in particolare, a Soccorso Buccinnà, mio padre.

Hai letto il libro? Mi piacerebbe molto se lasciassi un commento... Grazie!


