Memoria corta e valori sono due parametri che ci consentono di capire, in linea generale, in quale direzione si muove la Generazione Z. Attraverso i ricordi, le ricostruzioni del passato, lo studio dei libri di storia e i racconti dei nostri nonni, le nuove generazioni dovrebbero acquisire modalità comportamentali, reincarnare valori che, invece, con il tempo, si stanno perdendo.

Nel romanzo I MALAVOGLIA, Giovanni Verga parla di memoria corta e valori
Anche se in modo indiretto, Giovanni verga enfatizza il concetto che riguarda la abissale differenza di punti di vista fra le generazioni. Ovviamente, indica cosa distingue maggiormente un giovane dalle persone anziane: la memoria. Gli anziani, infatti, sono i custodi dei ricordi familiari e del mondo che è venuto prima di tutti gli altri: parafrasando lo scrittore siciliano, hanno la memoria lunga, e per questo dovrebbero essere rispettati dalle generazioni più giovani. Eppure, spesso gli effetti dell’invecchiamento si notano proprio sui ricordi: dal fisiologico deterioramento della memoria con l’avanzare dell’età, a vere e proprie malattie associate all’invecchiamento.

Memoria corta e valori: basterebbe ascoltare…
Ero ancora molto giovane, quando mi trovai “costretto” ad ascoltare i racconti di un’anziana signora. Sulle prime rimasi ipocritamente attento, ma dopo alcuni minuti, mi trovai calamitato dalla sua storia. Senza rendermene conto, incominciai a guardare quella signora con occhi diversi. La sua immagine mutava nel momento in cui le sue parole raccontavano lei da giovane. Rivedevo i miei stessi sogni, le mie paure, l’incertezza del futuro. L’incoscienza dell’età, l’inconsapevolezza delle cose, e la bellezza della gioventù e immaginai le sue immature forme.
Quella che inizialmente vedevo come una vecchia noiosa, si trasformò in una mia coetanea. Anche lei era stata giovane, e questo mi obbligava ad ascoltarla, come se lei fosse padrona di un passato che io dovevo ancora vivere.
Da quel momento, ogni volta che venivo a contatto con un anziano creavo la situazione per poter ascoltare la sua storia. Questo mi aiutò molto nella mia crescita, rendendomi conto che riuscivo a guardare qualche metro oltre l’orizzonte, e a prepararmi psicologicamente, a quando sarei stato io a raccontare ad un giovane che avesse avuto voglia di ascoltarmi.
Nel mio romanzo Non ci resta che vivere racconto dieci di queste storie ascoltate negli anni.

Tecnologia, memoria corta e valori
Sempre distratti. Fuori dalla realtà. Mai presenti. Il progresso tecnologico sta segnando profondamente la memoria e i valori delle nuove generazioni. I ragazzi, oggi, hanno una soglia di attenzione troppo limitata. Un fuoco che incendia ogni buona intenzione.

Scrollano ogni 5 o 6 secondi un nuovo contenuto da quell’aggeggio infernale di cui non possono fare a meno, figuriamoci, come potrebbero sedersi ad ascoltare le storie di un anziano. Storie vere, di un vita vissuta, presente, non illusiva. Storie di valori ottenuti con sacrificio e dedizione. Valori che non dovrebbero essere dimenticati, ma tramandati, con la memoria e i gesti quotidiani. Esperienze che ti consentono di dare il giusto peso alle cose e ti permettono di capire che, infondo, al di là di tutte le paturnie mentali, fatte di attaccamento a beni materiali inutili, siamo più ricchi di quello che crediamo.
“Il male assoluto del nostro tempo è di non credere nei valori. Non ha importanza che siano religiosi oppure laici. I giovani devono credere in qualcosa di positivo e la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono anche dopo la nostra morte.”
Rita Levi-Montalcini